DESCRIPTION
Il catalogo Stile Libero
AA.VV - Raccolta n.1 - SL CD 001
Gerardo Cardinale - Un lungo cammino - SL CD 1002
Barbieri-Fabbri - Angeli - SL CD 1003
Riccardo Giagni - Kaunis Maa - SL CD 1004
François Regis Cambuzat - Notre dames des naufrages - SL CD 1005
Paolo Modugno - Brise d'Autumne - SL CD 1006
Popoli Dalpane Ensemble - Lezioni di anatomia - SL CD 1007
Vincenzo Zitello - Et Viceversa - SL CD 1008
Paolo Emilio Marrocco - Grosso Modo - SL CD 1009
Abraham Afewerki - Kozli gabà - SL CD 1010
Antonello Salis - Quelli che restano - SL CD 1011
Goffredo Haus - Musiche per poche parti - SL CD 1012
Bertoni Serotti - Marco Bertoni, Enrico Serotti - SL CD 1013
Andrea Piazza - Tirtatanga - SL CD 1014
Daniele Sepe - L'uscita dei gladiatori - SL CD 1015
AA.VV - Storie. Musiche & Canzoni - SL CD 1016
Town Quartet - Town Quartet - SL CD 1018
AA.VV - Piccoli sistemi - SL CD 1019
Slava Trudu Orchestra - Mangarama Opera Ballet - SL CD 1020
Popoli Dalpane Ensemble - Serenate - SL CD 1021
Koinè Wind Ensemble - Contemporanea - SL CD 1022
Pagnozzi Puglisi Duo - Noblesse Oblige - SL CD 1023
AA.VV - Left, Lavori in corso - SL CD 1024
CREDITS
TRACKS
Oderso Rubini e il progetto Stile Libero
Strumenti Musicali non si occupa frequentemente di novità discografiche, ma trovandosi di fronte a progetti ambiziosi e innovativi si è portati naturalmente a farlo, così come un anno fa, ci riuscì naturale scrivere di “Empusa”(nell’ambito di un’intervista all’autore di quel disco, Gianni Nocenzi), raro esempio in cui l’utilizzo spinto di apparecchiature tecnologicamente avanzate stimolava anziche mortificare l’aspetto creativo delle composizioni.
Sempre nell’ottica di un recupero della creatività da parte del musicista, ma con un progetto di ampio respiro, è nata Stile Libero, una nuova etichetta discografica indipendente fondata da “i Soluzionisti” di Roma, struttura che opera a diversi livelli in campo musicale.
Fautori del progetto sono Oderso Rubini, musicista/produttore attivo da molti anni nell’ambito delle produzioni indipendenti (ricordate la prima Italian Records?) e Stefano Bonagura, noto giornalista musicale, coadiuvati da alcuni musicisti che hanno voluro aderire all’iniziativa.
Un Incontro con Oderso Rubini ci ha chiarito i presupposti e gli obiettivi di questo ambiziso progetto che ha all’attivo già 12 dischi, pubblicati anche in Compact Disc. Nata verso la fine del 1988, la nuova etichetta che ha un contratto per la stampa e la distribuzione con la Virgin Dischi, si propone oggi con un ventaglio di produzioni che accomuna musicisti di diversa estrazione: dal pop all’avanguardia jazzistica, dalla tradizione popolare italiana all’informatica musicale.
Si tratta di realtà che non trovano sbocco nella produzione prevalentemente “commerciale” delle grosse etichette, ma cha hanno notevoli potenzialità di crescita all’interno del mercato discografico. E’ infatti indubbio che esistano oggi in Italia le condizioni di sviluppo di realtà musicali di qualità, ancora marginali.
“Stile Libero è anche una provocazione: all’industria discografica, quasi sempre incapace di uscire dalle righe, al pubblico sempre meno capace di scegliere e sempre più disponibile a farsi condizionare e, infine ai musicisti perché trovino la forza e la voglia di essere sé stessi, dimenticando ogni tanto le esigenze di mercato” cita un volantino di presentazione.
I presupposti sono presto detti: “Oggi si pensa alla musica solo in funzione di qualcosa di molto preciso (un disco, uno spot pubblicitario, ecc) e non si lasciano andar libere le idee.” Dice Rubini. “Io vorrei che con questa collana si avvertisse questo senso di libertà creativa e compositiva autonoma”.
E’ quanto risulta effettivamente dall’ascolto dei dischi della collana; ogni registrazione sprizza della personalità del musicista, padrone dei propri mezzi e strumenti, mai succube. Il risultato artistico può forse non piacere, ma la produzione è trasparente e originale.
Ed è così che Stile Libero, riferendosi simbolicamentte al nuoto, prende spunto dal primitivo rapporto tra l’uomo e l’acqua: “ Stile Libero perché nuotare è anche una dimostrazione di vigore (vitalità), perché l’acqua è parte integrante del nostro corpo e della nostra vita”.
New Age, dunque? Chiarisce ancora Rubini: “ Trattandosi nella maggior parte dei casi di musica strumentale, ricca di ambienti e suggestioni, molti ci hanno chiesto se Stile Libero sarebbe stata l’etichetta di New Age italiana. E’ possibile che lo sia, ma non vogliamo etichettare a priori un progetto aperto, spalancato, libero, che già dal nome dichiara il suo rifiuto alle inutili categorizzazioni commerciali”.
All’insegna della diversificazione, dunque. Ma ci chiediamo se la mancanza di un’etichetta o di un inquadramento della collana in una pur minima definizione di genere non spiazzi il pubblico che deve fare una scelta e non finisca per impedire una identificazione della collana stessa. Altre esperienze di questo tipo effettuate all’estero (ECM, ecc.) tendono comunque a omogeneizzare le produzioni (nella cura dei suoni, negli arrangiamenti, nella confezione grafica, ecc.).
“La nostra ambizione è che Stile Libero acquisisca la fiducia del pubblico soprattutto per la qualità musicale e non solo di confezione delle sue produzioni, che sono artisticamente molto differenti. La garanzia che offriamo è quella di produzioni originali non mediate da vincoli di mercato. Perciò ogni disco potrebbe rivelarsi all’ascoltatore come una sorpresa, qualcosa di mai ascoltato: stiamo arrivando a un totale di 20 dischi prodotti e tutti realmente diversi. Credo che sia stato negativo per l’industria discografica trattare diversi prodotti nella stessa maniera. Talvolta poi, ciò è amplificato dal fatto che si tende a privilegiare solamente il materiale proposto dal produttore di successo del momento, con il risultato di una eccessiva omogeneizzazione”.
Un pensiero moderno, quello dell’accettazione della diversificazione in una comunione d’intenti che si ritrova anche nello specifico lavoro di produzione che Oderso Rubini ha avviato per “Stile Libero”:”nel mio lavoro cerco molto di adattarmi alle esigenze del musicista e perciò non uso un metodo standard basato solo sul mio modo di ascoltare le cose. Per questa collana ho lavorato molto sul materiale nel suo complesso, alle scalette dei pezzi, nell’intento di far risaltare il più possibile gli elementi caratterizzanti le composizioni, come era nei presupposti del progetto”.
Ma i musicisti sono consapevoli degli obiettivi di questo progetto? Come avviene il contatto con essi?
“E’ stato l’ascolto del materiale di alcuni di loro a stimolare la nascita di Stile Libero” precisa Rubini. “ Mi sono chiesto:’Come divulgare questo tipo di musica?’. Il materiale era già pronto e, in qualche modo, era già stato realizzato nello spirito giusto. Non è facile comunque trovare musicisti che creino indipendentemente dalla possibilità poi di pubblicare quanto realizzato e io, attualmente, non posso garantire (e garantirmi) contratti duratori. Perciò dal momento in cui scatta in loro la convinzione che ne vale comunque la pena e che l’immagine collettiva del gruppo favorisce poi anche la promozione dei singoli musicisti, decidono di aderire. In questa condizione di lavoro, poi, conta molto il contatto stretto fra produttore e musicista, perché gli sviluppi positivi sono così lenti (giustamente lenti per un progetto di questo tipo) che solo il mantenimento di un rapporto di fiducia può dare la forza di continuare. Per questo mi rammarico spesso di non avere il tempo per comunicare più frequentemente con tutti loro”.
Ma come si muove Stile Libero da un punto di vista promozionale? Sembra che le maggiori difficoltà riguardino la distribuzione ai dettaglianti. “I dischi stampati in poco più di 2000 copie (inclusi i CD) devono essere supportati da un catalogo e perciò ne abbiamo allestito uno, da diffondere nei negozi di dischi tramite le riviste specializzate, che promuove anche l’attività dal vivo dei musicisti. Staimo attivando anche la vendita per corrispondenza sia in Italia che all’estero”.
Ma come lavorano questi musicisti? Si tratta di strumentisti con una preparazione tecnico/artistica notevole, per molti aspetti ‘colta’ e, in gran parte, autonomi nella registrazione del materiale sonoro. Gli strumenti utilizzati spaziano da quelli tipici della tradizione acustica (arpa, fisarmonica, flauti) a quelli oderni di elaborazione digitale (sintetizzatori, campionatori, computer musicali); le registrazioni sono state effettuate con apparecchiature di medio livello estremamente diversificate (su registratori da 8 a 24 piste). I risultati sono, in definitiva, tutti di livello apprezzabile, talvolta superiori alle aspettative.
Un risultato che sembra dar ragione a Rubini e alla sua presa di posizione nei confronti della tecnologia: “Non mi interessa usare tecnologia di alto livello. Le apparecchiature che abbiamo utilizzato per queste prime produzioni andavano benissimo; semmai abbiamo avuto qualche problema di tempo. Sono fondamentalmente convinto che l’eccessivo uso di tecnologia ammazzi la creatività (chi parla è un grande conoscitore delle moderne apparecchiature per produrre musica, ndr). Ti mette spesso nelle condizioni psicologiche di dire: ‘ho il massimo della tecnologia, quindi qualcosa di buono verrà comunque fuori!’ Il che è sbagliato! La bassa tecnologia a disposizione stimola molto di più. Troppo spesso il musicista in un momento di crisi creativa ricorre alla tecnologia per salvarsi; l’aggeggio tecnologico diventa importantissimo, un oggetto su cui riversare tutte le proprie frustrazioni”.
La creatività per Rubini non si misura dunque dal numero delle tracce a disposizione per registrare. “E’ la composizione che soprattutto non ha bisogna di tanta tecnologia…troppi musicisti affermano:’la mia musica non ha successo perché non ho certi mezzi a disposizione!”