PiNGPONG è un DanceFloor di rimbalzi dissonanti dove suggestioni 'Free Form', elettronica ed improvvisazione ritmica trovano sintesi in un match ad alta intensita' agonistica. Partendo dalla campionatura di match coreani di Ping Pong e dalle voci degli speaker, Renzini e Passini costruiscono un'intelaiatura dove il suono o voce dell'aspirapolvere ,armonizzato elettronicamente, si amalgama con un drumming potente e sincopato, un esperimento sonoro in bilico tra heavy Jazz improvvisato ed un'elettronica di matrice coreana. Il disco si divide idealmente in due convergenti visioni evidenziando la duplicità del gioco, il lato A o Master PING raccoglie le prime improvvisazioni realizzate dal duo nel 2018 lasciando quasi inalterato lo spirito improvvisativo vicino ad una sorta di free jazz degenerato. Il lato B o master PONG, realizzato successivamente esplora più forme musicali, con influenze di matrice Krautrock e disco elettronica, e vede la collaborazione con altri musicisti della scena storica del rock bolognese, come Gian Luca Patini, alle chitarre (Surprize, Slava Trudu, Wolkwerk Folletto), Giorgio Lavagna alla voce (Gaznevada, Stupid Set) ed Enrico Serotti alle campionature elettroniche (Confusional Quartet, Stupid Set, ecc). Il disco, prodotta dalla RAW RCORDS e Oderso, è uscito in 300 copie (di cui 50 in formato DeLuxe)a settembre 2023. L'uscita è stata anticipata dal video del brano ZILCH, girato e montato dal regista Giovanni La Parola.
Andrea Renzini è un artista visivo, incline agli sconfinamenti tra linguaggi e da anni impegnato parallelamente nella ricerca sonora con il collettivo VOLKWERK FOLLETTO e con la sperimentazione tramite l'uso di strumenti impropri come l'aspirapolvere, uasto come propagatore di onde sonore elaborate elettronicamente. Con VOLKWEK FOLLETTO ha pubblicato un album con la supervisione artisticca di Hans Joachim Rodelius del gruppo tedesco CLUSTER.
Stefano Passini, batterista, programmatoreelettronico e polistrumentista, ha suonato in diversi progetti tra cui "Sonic Set Pantone", 'Caboto' e "Morsecode."
A1-Boeing 6:44 A2-Splay 5:25 A3-Spikeball 6:35 A4-Funny 5:46 B1-Zilch 7:16 B2-Match 4:54 B3-Welcome 9:27 B4-Future. 4:09
da: DISCHI DELLA MADONNA Vol. 1
Un gesto separa il giocatore di ping pong dilettante dal vero praticante.
È il lancio in battuta. Spesso coperto per il neofita, alzato ben in vista per il professionista. Questo accade in un disco dove al primo ascolto tutto è criptico, nascosto, pronto a schizzare via, ma dove la conoscenza rivela un cuore pulsante, una solenne meditazione e un sardonico umorismo.
Già italiano, perché siamo un paese mai davvero de-industrializzato, dove fabbriche più e meno grandi continuano a inghiottire corpi, dove battono le presse, stridono le frese, fischia il vapore. Qui allora si celebra la sopravvivenza dell'industria tramite uno sport che ne è figlio, inventato nell'Inghilterra vittoriana e assai popolare in Estremo Oriente.
Ed è qui che entriamo in hangar coreani dove in simultanea si svolgono 10, 20, 30 incontri di ping pong. Tra una hostess sorridente che distribuisce programmi e un giornalista sudato che divora un kimbao con la birra in mano, si vive la contraddizione di uno sport fatto di infinite variazioni su un tavolo di 4m', a costo di raccogliere la palla rasoterra o a fil di rete.
E in questo gioco di rimandi e schiocchi sonori che si svolge un album sulfureo, straniante, ipnotica colonna sonora di un sogno surrealista. Non a caso, è un disco figlio della pianura padana, della sua onirica ripetizione di paesi ciascuno con le sue fabbrichette, la chiesa, il municipio e il ponte sul ruscello. Peccato solo che sia notte fonda.
La coesione tra I musicisti coinvolti tiene Insieme melodia ed elementi industriali, creando la vera alchimia del disco. Già dalla prima facciata si entra in medias res con il sax-sirena di Boeing, per poi continuare con l'elettronica computerizzata da "pong" di Splay, ritrovarsi travolti dal treno in corsa di Spikeballe finire con gli echi di speaker ponghistici di Funny, che è paradossalmente divertente se ci si cala nel contesto.
Il lato B apre invece con Zilch, il pezzo più canonicamente kraut, con un basso supersonico a propulsione e strani rumori di orgasmi orientali (?), e una voce arcigna che ripete il titolo, mentre la più quieta Match ci riporta a una pallina-metronomo, e a un sassofono ondeggiante. Si procede fino a lasciarci cullare dalla ambient-techno suonata della lunghissima e commovente Welcome, la più impressionista del lotto, prima che la chrismiana Future, unico vero pezzo cantato, metta la parola tine all'esperienza, con i suoi sintetizzatori qui sì davvero orientali.
Per il primo ascolto consigliamo una passeggiata solitaria, magari di notte, magari vicino - o, perché no? dentro - a una stazione dei treni. Vedrete come le goffe immagini di centrali a turbogas maltrattate da altri artisti, saranno qui evocate da chitarra basso e batteria, dalle telecronache di tennistavolo coreano, da battiti cadenzati e sassofoni lunari.
Ci potrete ringraziare o maledire, ma sappiate che noi non abbiamo potuto che applaudire e dire: "Tutti in piedi, signori, siamo davanti a un grande disco post-rock italiano."
Best Art Vinyl Italia Edizione 2023
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